Introduzione – Appunti di Editoria Musicale

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L’importanza della scrittura

Le due principali figure editoriali sono chi pubblica e chi cura.
Scrivere significa lasciare una traccia, già dal punto di vista etimologico.
La scrittura musicale è una prerogativa della musica occidentale, specificamente della musica classica.
Ci sono anche casi di musica che al contrario non si serve di notazione musicale, nonostante abbia una sua complessità. Il non avere una scrittura costringe a espedienti come le ripetizioni, la modularità e la concisione (durata circoscritta).
Certa musica invece é impensabile senza scrittura. Certa musica si é formata grazie alla notazione.

La scrittura é importante in assenza di tradizione (es. Cadenze dello strumento solista durante i concerti).
La scrittura ha permesso di mantenere traccia della musica nel corso delle varie epoche, su vari supporti, poi anche grazie alla registrazione.
L’importanza della scrittura si può comprendere andando a evidenziare quello che ci siamo persi in sua assenza, un esempio è il basso continuo dei recitativi, la notazione essenziale tramite la quale lo strumentista sapeva cosa fare, ma di cui a noi non è rimasta traccia precisa proprio perché musica non scritta.

Certe cose non venivano scritte perché si riteneva che dovessero essere frutto dell’espressione dell’artista.
La scrittura è lo strumento del compositore (fisico e intellettuale), l’attività compositiva graduale a cui si arriva attraverso la riflessione.

Oltre all’opera finita ci sono i pensieri e gli schizzi che sono stati presi in considerazione solo in tempi recenti, perché interessano agli studiosi.
Gli schizzi possono essere editati come facsimili (uguali agli schizzi originali) o riportandolo con notazioni moderne (edizioni diplomatiche).
Alcune case pubblicano questi schizzi reputati importanti.
Ha senso recuperare questi documenti perché la loro mole è attualmente talmente ampia da finire dimenticata se qualcuno non se ne fa carico.

L’editoria pubblica pensando (come target) allo studioso, all’interprete e all’ascoltatore.
Lo studioso aiuta e guida l’interprete e l’ascoltatore.
L’interprete a sua volta esegue per l’ascoltatore.
A monte, tutto il lavoro è svolto dal compositore.

Sentire e vedere

L’udito è legato allo scorrere del tempo.
Visivamente ci si può approcciare in vari modi.
La scrittura applica alla musica capacità visive e la sottrae allo scorrere del tempo, in modo da poterla gestire, organizzare, come in una mappa, e quindi analizzarla per capirla e comprenderla.

Lo scopo della scrittura verbale è il significato, di quella musicale è il suono.
Il modo di scrivere la musica, la sua notazione, è in continuo cambiamento, per poter descrivere eventi musicali diversi e nuovi più specifici.
Le varie notazioni sono evoluzioni della scrittura musicale che si protraggono nel tempo, i simboli sono stati introdotti mano a mano fino ad arrivare alla scrittura di oggi.
Gli storici della scrittura inseriscono la scrittura musicale tra i precursori della scrittura o addirittura non la includono nelle loro trattazioni, non considerando la sua importanza.

Si diffonde anche musica, specialmente in epoca rinascimentale, che si preoccupa della rappresentazione figurativa del significato del brano usando una notazione che evoca le immagini che si vogliono rappresentare.
Si parla anche di pittografia in quei casi in cui si scelgono note in base al loro modo di essere rappresentare (es. note nere in alternativa alle note bianche, occhi), note messe insieme come per ottenere dei quadri.

Per comprendere la musica occorre ascoltarla ma anche vedere per comprendere meglio.

Non tutto si può scrivere

Tra tutte le note possibili, con la nostra notazione su pentagramma, possiamo rappresentarne solo alcune, ad esempio non si possono rappresentare con precisione tutte le note eseguite durante un glissando.
La griglia di suoni della notazione occidentale, nonostante questo svantaggio, permette di poter rappresentare agilmente la polifonia.

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