La Stampa – Appunti di Editoria Musicale

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La stampa della musica si può affrontare da più prospettive, in primis quella tecnica, in secondo luogo quella istituzionale (le figure che si sono occupate di portare avanti quella che è l’arte della stampa musicale, il percorso per arrivare alla raffinatezza che noi conosciamo).

Scrivere a mano non è vantaggioso, è un metodo lento e dispendioso, non permette grandi profitti.
Dal punto di vista etimologico dietro alla notazione c’è il graffito, nella stampa c’è l’impressione.
L’evoluzione della stampa dal punto di vista storico non è lineare: ci sono vari metodi per stampare la musica, tra quelli più importanti ci sono la xilografia, la tipografia e la litografia.
Questi metodi non si sono succeduti uno dopo l’altro, si sono affiancati nel tempo in maniera contemporanea. Venivano scelte in base a scelte pratiche.

La stampa per la scrittura si è subito diffusa, quella musicale si è diffusa più lentamente e ha presentato maggiori difficoltà, perché richiede una serie di elementi che hanno avuto bisogno di studio.
Ci sono stati vari editori che hanno cercato di mettere a punto i loro sistemi vedendo che la stampa per i testi funzionava, nel tentativo di portare la stampa anche in ambito musicale (con vari sistemi come è successo per le notazione dei neumi).

I primi tentativi di mettere inchiostro su carta non sono un’idea occidentale ma orientale, arrivata a noi da mercanti, viaggiatori e missionari.
I primi secoli della stampa sono legati all’istituzione ecclesiastica: è la chiesa che nei primi anni ha più bisogno della stampa e che può permettersi di investire su questo.
Si comincia a stampare nel XV secolo testi che hanno una destinazione musicale (testi da cantare) ma in realtà la musica non si sapeva stampare, quindi si stampava prima il testo e la musica veniva scritta a mano sugli spazi bianchi appositi lasciati dopo la stampa.
Non sempre gli stampatori erano in grado di lasciare uno spazio adeguato alla scrittura manuale.
Il passo successivo è stato stampare note in notazione quadrata ma senza pentagramma, oppure stampando il pentagramma e il testo ma ancora non le note, lasciate alla scrittura manuale.

Per la stampa è difficile recuperare immagini di alta qualità, perché esistono varie copie superstiti di un certo documento, quindi ci sono tante entità che possiedono le copie che paradossalmente tendono a non pubblicare i loro possedimenti.

Il graduale di Costanza, del 1500 circa, è tra il primo caso di stampa musicale totale, senza intervento manuale.
Analizzando questa stampa si vede che ci sono dei capilettera, che sono l’unica parte manoscritta. Il resto è stato stampato in nero e prodotto con 2 impressioni, perché sono stati stampati prima i pentagrammi e poi le note e le chiavi.

Graduale di Costanza
Graduale di Costanza

L’Italia era un punto di riferimento che chiamava a raccolta musicisti ma anche stampatori ed editori esteri per la vivacità produttiva ed esecutiva del luogo.
Per molto tempo si è ritenuto che il messale (testo usato per le messe) di Ulrich Han del 1473 fosse il primo esempio di stampa totale invece di questo graduale.
All’inizio del suo messale scrive in latino che il testo è stato realizzato non con una penna ma con un nuovo metodo ideato a Roma e stampato insieme alla musica.
I testi contengono una parte testuale (i versetti) e una parte musicale. Anche qui ci sono state più impressioni (più pressioni del torchio) e questo è evidente perché i colori usati sono due, il rosso e il nero (se è tutto nero bisogna fare studi sulla carta e sui metodi dell’editore per capire se ci sono state più impressioni).
E’ un esempio che viene considerato anche come riferimento per il punto di vista qualitativo: le note per esempio sono di grandezza proporzionale al testo.

Pochi anni più avanti, in Germania e in Italia nei messali vengono stampate note con gambi più raffinati che si riferiscono sempre al caso precedente, anche se magari non vengono mantenute le proporzioni con il testo.

L’editore che si occupa della divulgazione e della stampa, che oggi consideriamo come figura unica, prima potevano essere due figure, tanto che spesso lo stampatore non conosceva la musica, un copista invece doveva conoscerla.

Il colophon è quella parte dopo la copertina e il titolo che indica le informazioni sulla stampa, gli editori, i finanziatori. C'è sempre stato anche nei primi testi stampati.

Tecniche di stampa

Xilografia

Una delle tecniche che all’inizio erano le più utilizzate, una stampa che si serve del legno. Venivano utilizzate delle lastre di legno come matrici che venivano scalfite con delle attrezzature specifiche in modo che la parte in rilievo fosse quella che poi veniva stampata.
Era una tecnica molto raffinata utilizzata anche oggi per questioni artistiche. Dalla stampa si può intuire il lavoro artigianale dello scalpello.

La difficoltà di applicare questo metodo alla musica è che, al contrario del testo che ha bisogno solo dell’alfabeto scalfito, c’era bisogno di tutti gli elementi dello spartito.
Viene introdotta soprattutto per la musica contenuta nell’ambito di testi di trattati, perché la parte musicale era in minor presenza rispetto a quella musicale e quindi richiedeva meno lavoro.

Nello stesso periodo, in zone diverse dell’Europa, c’erano diversi metodi con diversi risultati per lo stesso metodo di stampa più o meno efficienti o soddisfacenti.
Andrea Antico, stampatore italiano, inizialmente studioso di composizione, si dedica alla stampa come arte e non solo come attività remunerativa. E’ una figura importante perché i suoi risultati sono qualitativi, nelle sue stampe ancora non c’era il concetto di partitura con più voci che vengono invece stampate consecutivamente, ma dal punto di vista tecnico la pagina viene concepita con pentagrammi senza imperfezioni tipiche della stampa del tempo e i capilettera stampati anziché fatti a mano.
Le pagine venivano stampate infoglio, cioè su una pagina più grande stampata fronte reto sulla
quale compaiono più pagine poi ripiegate e tagliate ai margini per essere rilegate. C’erano quindi modi di stampare pagine più o meno grandi usando sempre lo stesso grande foglio piegato in modi diversi.
Le sue stampe vengono prese come modelli anche da altri.

Tipografia

Metodo di stampa che si occupa di tipi (impronte per dire stampe o matrici), caratteri in rilievo.
Gutenberg, in Germania, a metà del 400, implementa la stampa a caratteri mobili, un’idea che arriva dall’oriente. Si usavano tanti timbri mobili assemblati in fila su un supporto.
La differenza con la xilografia è che in quest’ultima veniva realizzata una singola pagina tutta in una volta (incidendola sul legno) e poteva essere utilizzata fin quando la matrice si rovinava e quindi c’era bisogno dopo un po’ di tempo di rifare la matrice per intero.
Con la tipografia il lavoro originario è quello di realizzare i tipi.

La Bibbia di Gutenberg è il primo testo stampato con questo metodo, che utilizza anche la lega metallica che conferisce durevolezza ai tipi e permette di assemblarli tra loro in maniera molto precisa.
Un altro materiale che veniva usato era il rame, che però si danneggiava facilmente. In origine era la porcellana.

Le impressioni multiple, con più colori, venivano usate perché i manoscritti stessi presentavano più colori per convenzione. Infatti il tetragramma per essere distinto veniva scritto in rosso e si conserva l’idea di tenere colori diversi per avere un lavoro fatto bene.

I repertori stampati erano prima liturgici, ma con l’evoluzione della musica all’inizio del 500 con la diffusione della musica profana, anche i generi più popolari cominciano ad avvalersi della stampa e delle sue tecniche sempre più diffuse.

"Incunabolo" è il nome con il quale ci si riferisce alle stampe di quest'epoca, fino all'epoca rinascimentale, stampate con la tipografia.

L’incunabolo musicale è un altro capolavoro della stampa che nasce da queste condizioni, realizzato da Ottaviano Petrucci, un’altra importante figura dell’editoria non solo in Italia, considerato capostipite della tipografia. Riesce a utilizzare al meglio le tecniche di Gutenberg per stampare la musica. Per alcuni anni è l’unico che si occupa di stampare musica polifonica e vocale anche profana.
Aggiunge la complicazione della terza impressione, pentagrammi->note->testo. Questo consente in ciascuna impressione di focalizzare l’attenzione su meno elementi, così da rendere eccellente il risultato finale.

La tipografia perde la concezione artistica della xilografia, è più vicina alla serialità.
Col punzone si imprime la matrice. Una volta impressa la matrice, su questa si fa aderire una lega di piombo e stagno per ottenere i tipi.

All’inizio venivano usate due impressioni: una per il pentagramma e una per gli elementi. Successivamente sono stati utilizzati dei caratteri mobili che contenessero sia i righi che gli elementi.
Una volta costruiti tutti i caratteri sufficienti per le possibili soluzioni esistenti è stato possibile stampare in
maniera più rapida, semplice ed economica.
Questo sistema è quello che si afferma rispetto agli altri.

Pierre Attaignant usa questa tecnica per stampare le tablature o intavolature: un sistema di scrittura per gli strumenti a corda, usate in epoca medievale utilizzando i righi dello sparti per indicare le corde, le note che indicano i tasti sulla corda e il tempo indicato esternamente.

Incisione

Sviluppato intorno al XVII secolo, viene introdotto questo sistema perché, a parte il gap tra i caratteri, la tipografia non permetteva neanche la cura dei dettagli, serviva una via di mezzo.
Questa tecnica era già utilizzata in ambito artistico. Richiedeva l’utilizzo di una lastra di partenza liscia, sulla quale con un bulino si incideva, non intorno come succede nella xilografia, ma si
scavavano i contorni. L’inchiostro rimane nei solchi.
Peltro e stagno sono i materiali di cui inizialmente erano composte le lastre, dovevano essere materiali duttili.

Il problema principale stava nella gestione degli errori durante l’incisione della lastra.
In un secondo momento, sono stati introdotti i punzoni al posto dei bulini, che sono degli strumenti con la possibilità di incidere la forma degli elementi necessari alla notazione musicali.
I punzoni hanno la punta che finisce per esempio con la forma della testa della nota. Questo garantiva anche una certa uniformità. Questa si chiamava incisione con tecnica a cavo.

Litografia

Nasce come procedimento di stampa che utilizzava una lastra di pietra piana su cui veniva riportato il disegno. Viene introdotto nel corso dell’800 in ambito musicale.
Era una tecnica più economica dell’incisione e che non richiedeva tutta la manualità dell’incisione.

In origine si usavano particolari sostanze come inchiostro che permettevano di aderire alla pietra lasciando una traccia.
Le nuove tecniche non utilizzano più la pietra ma lastre di metallo.
Viene usata una carta trasferibile litografica, sulla quale veniva scritto il disegno, che veniva riportato
sul metallo attraverso una sostanza chimica, il metallo assumeva il disegno attraverso la reazione chimica.
Questo passaggio in più permetteva di scrivere da sinistra verso destra in maniera normale e poteva essere scritto da persone meno specializzate nelle tecniche di stampa.
Il compositore stesso può comporre la pagina trasferibile da consegnare poi a chi la deve stampare, così da poter creare delle bozze e non dove sottostare al lavoro degli stampatori.

Le lastre venivano archiviate perché potessero essere riutilizzate, venivano numerate in basso per l’identificazione. Oggi attraverso i numeri di lastra i musicologi sono in grado di datare le stampe anche se non veniva segnata la data esplicitamente.
Alcune case editoriali prima di stampare annotavano i
dati relativi con anche il numero di pagina, come fa Casa Ricordi, che ha a questo scopo costruito un sito dove si può accedere alle copie sia anastatiche (fotocopie della stampa) sia agli ipertesti per ricercare attraverso il numero di lastra.

A fine degli anni 20 questo metodo di stampa viene esteso attraverso una tecnica di stencil per produrre una matrice, utilizzando un inchiostro blu come prima versione e poi ripassato con un inchiostro nero che era quello che veniva stampato dalla macchina fotografica. Questo metodo si chiama fotolitografia.

Sviluppi recenti

Macchine da scrivere

Con lo sviluppo delle tecnologie, si è provato a produrre musica da stampare con vari metodi, un primo caso è stato con le macchine da scrivere destinate alla scrittura musicale.

Nel 1885 ad esempio viene commercializzata la Columbia Music Type-Writer, per stampare musica a casa in modo facile ed economico.
Queste macchine erano accompagnate con delle pagine che illustravano quali tipi di segni potevano essere stampati.

Nel 1941 il Music Writer è un’evoluzione di queste macchine perché integra 3 tastierine in modo da inserire le note che corrispondono all’altezza di determinati tasti.

Timbri

Il concetto era quello di avere dei caratteri singoli da usare per comporre la pagina, similmente alla stampa a caratteri mobili. Era utile per l’uniformità ma non pratico.

Stencil

Lastre di plastica con dei fori a forma dei simboli (Notemaster, ’80).
Un compromesso tra stampa e scrittura, permetteva comunque una buona leggibilità.

Trasferibili

Fogli di una carta simil-oleata sui quali erano già stampati simboli musicali.
Utilizzati con criterio permettevano di ottenere risultati validi.

Software di notazione

I copisti gestiscono questi software nelle case editoriali. Possono essere usati anche in ambito domestico grazie ai personal computer.

Il primo software implementato è Finale (1988). Una delle prerogative apprezzate di questi sistemi è non solo quella di poter scrivere e stampare con una stampante economica, ma anche la possibilità per chi li utilizza di associare al processo di scrittura anche quello di ascolto in tempo reale, nota per nota o nel complesso.

Da questo momento il compositore ha iniziato a comporre direttamente con il software, eliminando l’idea di manoscrivere. Si può sonare e vedere in tempo reale quello che si sta suonando, si possono trasporre facilmente gli spartiti, condividere la musica in rete.

Sibelius (1993) è un altro esempio, inglese anziché americano come Finale.

Pen and touch input

Nel 2015 viene messa a punto una app che si chiama Staff Pad e permette anche ai tablet e vari dispositivi di poter scrivere musica direttamente sullo schermo, interpretando la calligrafia e traducendola in simboli leggibili e uniformi.

Viene eliminato il passaggio dai supporti di inserimento come la tastiera.

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